«Si comunica ad ogni centro abitato emiliano, che dalla data odierna, 15 marzo 2020, Piacenza è sottoposta a chiusura totale per una possibile avanzata dei nemici. Sono stati demoliti i ponti verso la Lombardia e l'esercito presidia le porte della città. Nessuno esce, nessuno entra. Loro arriveranno, con il loro virus e la loro sete di morte. Non siamo al sicuro, ma confidiamo nella misericordia di Dio per salvarci. Se moriremo, le altre città sapranno che abbiamo cercato di resistere sino alla fine».
Questa
mattina il sindaco ha inviato tale messaggio nelle altre città emiliane tramite
colombi viaggiatori. Ci auguriamo che le altre città, come noi, cercheranno di
resistere. Non sappiamo quando accadrà, ma Loro arriveranno, lo sanno tutti. La
loro terribile avanzata ebbe inizio nell'inverno del 2019, quando si espansero
come una macchia d'olio sopra il mare, distruggendo porti e città lungo tutto
il Mediterraneo, bloccando aeroporti e ferrovie per impedire qualunque
tentativo di fuga e di salvezza. Alcune città provarono a resistere ai loro
attacchi, sperando in un intervento delle altre nazioni. Ma fu tutto inutile.
Mentre diversi Stati mobilitavano le loro truppe per impedire il dilagare della
guerra che ormai aveva messo sotto assedio l'Europa e il Medio Oriente, Loro
riportavano una serie di vittorie inattese sugli eserciti che erano già corsi
in nostro aiuto. In soli otto mesi le nazioni militarmente più forti erano
ormai al punto di disgregazione, mentre gli Altri avanzavano spietati, armati
fino ai denti. La Storia aveva già conosciuto episodi di razzie, di panico
mondiale e nei centenari era ancora vivo il ricordo dei due conflitti mondiali,
ma ora era diverso. Loro si erano divisi in gruppi: mentre una parte metteva in
ginocchio i civili, l'altra sabotava i militari. Cominciarono con la
distruzione delle fabbriche di armi e di altro materiale bellico in tutto il
mondo per impedire agli eserciti di rifornirsi, mentre altri di Loro spingevano
gli eserciti a combattere per rendere inservibile l'equipaggiamento già a
disposizione.
Nessuno aveva previsto un piano simile, nessuno poté fermarli perché
agirono con una velocità sorprendente e colsero tutti di sorpresa. Dopo aver
reso inservibile la tecnologia informatica per isolarci e distrutto le armi
allora note, passarono al colpo di grazia nei centri abitati, diffondendo un
virus letale alla fine di ottobre 2019. E la paura che già aveva stretto
l'animo di tutti quanti, divenne terrore. Infatti, sinché si viveva in mezzo
alla guerra, per quanto orribile fosse, in noi non era mai morta la speranza di
rimetterci in piedi, ricostruire e ricominciare. Ma non si ebbe modo di
riprendersi, perché il virus mieteva vittime in continuazione e la morte
sembrava dilagare ovunque. Nelle campagne gli animali morivano di fame e di
sete. Scuotevano i loro corpi a causa degli spasmi dei muscoli disidratati e
morivano tra lamenti e dolori atroci. Le carcasse delle bestie, inoltre,
marcivano all'aria, coperte da migliaia di piaghe, ridotte a brandelli dai
coleotteri, disfatte dalla fame dei vermi. Marcivano e marcendo inquinavano
l'aria, foriera di ulteriori malattie. Le malattie sorsero come cavalli in
corsa e arrivò la Morte: fu facile per lei raccogliere quella ricca messe di
morenti. Il numero delle famiglie calava giorno dopo giorno, tra urla di lutto,
rantolii dei moribondi, pianti di bambini e preghiere delle vecchie che
cercavano conforto in Dio. Le città piangevano i loro morti tra le grigie
macerie dei palazzi sventrati, mentre i sopravvissuti si rifugiavano dove
potevano.
E ancora adesso, nonostante sia passato un anno e mezzo, non si sa
nulla delle altre città.
(continua)
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