La richiesta del folletto
La mattina dopo aver cacciato lo Scultone, Cornelio venne svegliato da una
Creatura che gli lanciava sassolini attraverso la finestra aperta.
«Svegliati, Prescelto! Ho bisogno del tuo aiuto. Svegliati!»
Cornelio si alzò e ancora stordito si avvicinò alla finestra per vedere chi
aveva interrotto il suo sogno. Una Creatura piccola quanto un dito della sua
mano si era arrampicata su per il muro e ora se ne stava seduta nel davanzale
della camera del nostro eroe. Cornelio pensò di sognare ancora e osservò il minuscolo
ometto che lo guardava con due occhietti neri dall’aria speranzosa. Aveva
sottili capelli azzurri, un naso appuntito e lentiggini luminescenti. Sorrise e
Cornelio trovò il coraggio di parlare.
«Chi sei tu?»
«Io sono un folletto!» disse l’ometto, alzandosi in piedi e stirando con le
minuscole dita l’abito marrone. «Il mio nome è Ogu!»
«Piacere Ogu! Hai detto che ti serve il mio aiuto. Perché?»
«Una minaccia nel mio villaggio! Solo tu puoi aiutarmi, tu sei grande tra
noi folletti! Tutti sappiamo chi sei!»
«Un villaggio di folletti?» chiese Cornelio, stupito.
«Ovvio! Io vivo lì! Come pensavi fosse possibile la mia esistenza
altrimenti?»
«Come fate a conoscermi?»
«Hai mandato via lo Scultone dalla sua tana e i fantasmi del villaggio di
uomini hanno informato il mondo delle Creature che il Prescelto è finalmente
tra noi!»
«Capisco….ehm, che genere di minaccia è arrivata al tuo villaggio?»
Ogu cominciò a camminare avanti e indietro da una parte all’altra del
davanzale. Sospirò e con vocetta acuta esclamò: «Un gatto». Cornelio trattenne
una risata, ma alla vista dello sguardo terrorizzato del folletto, il giovane non
disse nulla. «Non è un gatto qualunque», continuò il folletto «lui ci fa
sparire. Tu devi aiutarci».
«Va bene, ti aiuterò Ogu. Ti do la mia parola» affermò Cornelio, porgendo
la mano al folletto, che la abbracciò.
«Devo rientrare al villaggio, ma ci vedremo presto. Aspettami!»
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