Capitolo 7

Guardo oltre il parabrezza della mia vecchia auto, mentre la sbarra del passaggio a livello è ancora abbassata.  

Sono un imbecille! Maledizione! Do un pugno al volante e il clacson fa sobbalzare un cane che sta passando là vicino. 

In tutti questi mesi ho assecondato Nina nella sua convinzione che io fossi il figlio del notaio. Ma che imbecille, che idiota innamorato che sono stato! E ho rovinato tutto! Cioè, ha rovinato tutto il notaio quando è entrato nello stesso locale dove stavo cenando con lei e si è avvicinato per una cosa di lavoro.

Nina, credendolo mio padre, si è presentata sorridente e gli ha detto di essere fiera di conoscere finalmente il padre del ragazzo che ama. Il notaio mi ha lanciato uno sguardo furioso, ha detto a Nina di non essere mio padre e che non gli serviva un autista che mentiva in modo così spudorato. Mi ha ripreso le chiavi della Bugatti e mi ha licenziato là davanti a tutti.

Dire che è stato umiliante è riduttivo. Mi è crollato il mondo addosso. Nina era scioccata. Mi ha piantato lì, dicendo solo di non aver mai incontrato un pezzo di merda come me. E se n'è andata via, lasciandomi in piedi in mezzo al locale strapieno di gente che mi guardava in modo schifato e commentava a voce alta la mia condotta senza conoscere l'intera storia.

Ma con l'insicurezza che avevo, con le paure che avevo con lei, come potevo dirle la verità? Non c'è mai stata l'occasione per parlarle con sincerità e questo mi ha fottuto.

Sono davvero un imbecille! Ora non potrò mai rimediare e finirò solo, perché me lo merito.

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