Era una mattina di
metà settembre, un martedì mattina per essere precisa, e la pioggia cadeva
fitta in centinaia e centinaia di minuscole gocce. La nebbia aleggiava
sull'intero paese e sulla campagna circostante; sparsi gruppetti di passeri,
cornacchie e
colombi sfidavano l'umidità della giornata volando di albero in albero
cinguettando allegramente e gustandosi i fichi degli alberi della mia vicina. Ero
rincasata da forse mezzora e nonostante la pioggia non mi fosse mai piaciuta,
quella mattina addirittura mi affascinava. Chissà, forse era merito del corso
di pilates che frequentavo da nemmeno una settimana! O forse si trattava di
qualcos'altro... Mi sorpresi a osservare l'umido panorama al di là della
finestra, quando qualcuno suonò al cancello. Sbirciai la mia vicina dalla
videocamera del videocitofono e uscii subito per farla entrare. Appena messo
piede in giardino venni investita dall'odore della pioggia: un profumo di terra
bagnata, di fichi freschi e corteccia di querce. Erano odori che avevo
pressoché dimenticato a furia di stare china sui libri mentre vivevo in affitto a Londra.
Era il mio primo autunno da laureata e anche da single, ma quest'ultimo pensiero
lo scacciai subito. Feci accomodare la mia anziana vicina in salotto. I miei
erano in viaggio per l'Europa per festeggiare il loro venticinquesimo di
matrimonio e mia sorella Jane si trovava a Boston per un convegno di medicina.
«Ti ho portato una
torta all'uva, Josie», disse la signora Kingsdale allungandomi un piatto
coperto da stagnola. «Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere un dolce e,
magari anche un po' di compagnia in questa settimana.»
«Certo, signora Roxane» la rassicurai, sorridendo. La signora Roxane era un'anziana bella vispa,
che nonostante i suoi 98 anni era ancora autosufficiente e forse persino in una
forma fisica migliore della mia. Quel giorno indossava una tuta azzurra e un
paio di pantofole riposanti e sulle spalle aveva uno scialle finemente
lavorato, che probabilmente lei stessa aveva tessuto decenni prima.
«Assaggiamo la torta
stasera alle cinque» propose. «Ti voglio raccontare una storia che non ho mai
raccontato ad anima viva.» Mi disse, sorridendomi dolcemente. Nei suoi occhi grigi scorsi un'emozione
che aveva a che fare con un passato lontano chissà quanto. Rimasi a bocca
socchiusa, colta alla sprovvista. Perché mai una donna di quasi cent'anni avrebbe voluto
raccontare a una venticinquenne, estranea alla famiglia, un fatto che ha tutta
l'aria di essere un segreto mai rivelato prima?
Anche questo nuovo racconto, mi incuriosisce assai!aspetto con gran piacere di leggere i prossimi capitoli.
RispondiEliminaCiao! Mi fa piacere tu stia seguendo con passione il mio blog, Ely! :D
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