Capitolo 5: Il tesoro dello Scultone
Non appena Giovanni e Livia varcarono la soglia del nuraghe, una leggera
nebbia aleggiò attorno all’antico monumento e un pianto lugubre echeggiò per il
promontorio. Cornelio si guardò attorno e lo vide. Il fantasma del pirata avanzava
verso di lui fluttuando in modo sinistro attraverso la nebbia. Indossava un
turbante chiaro e il suo sguardo triste era in contrasto con lo scintillio dei cerchi
d’oro che portava alle orecchie. Una pesante sciabola era racchiusa da un
fodero tempestato di gemme, legato alla fascia che aveva all’altezza della
cintola.
«Prescelto, dov’è la mia donna?» chiese il fantasma fluttuando davanti a Cornelio.
In quel momento, guardando i suoi occhi tristi, Cornelio sentì svanire ogni
traccia di terrore verso quell’anima in pena. La paura lasciò il posto alla
compassione e istintivamente allungò una mano verso il fantasma per consolarlo.
Poteva anche essere stato un uomo spietato in vita, poteva aver ucciso e
massacrato, ma aveva anche amato e perduto quell’amore. Cornelio non poté
provare altro che pietà per lui. La sua mano, con sua sorpresa, non attraversò
lo spirito, ma si posò sulla sua spalla.
«Tu sei il Prescelto. Tu puoi trovarla.» Disse Musetto. «Aiutami e mi libererai
da questo tormento. E io potrò trovare la pace.»
«Ma non so cosa devo fare.» Ammise Cornelio. Il pirata saraceno si sfilò da
una tasca dei pantaloni un nastro rosso e lo porse al giovane.
«Prendilo. A te indicherà la strada. Me lo diede la mia donna, in pegno del
suo amore.» Cornelio prese in mano il nastro e in un attimo il fantasma di
Musetto scomparve lasciando il posto a quello di una donna e della Jana che
Cornelio aveva incontrato a Castello. Le due figure erano fatte di nebbia e
Cornelio capì che si trattava di ricordi. La Jana immobilizzò la donna e la
tramutò in una pietra larga e piatta, del tutto simile a un mensolone del
nuraghe. La Jana la lasciò lì, per terra, visibile a chiunque in una nuova
forma. Nuovi fantasmi comparvero, cacciarono la Jana e provarono, invano, ad
aiutare la donna a riprendere la sua forma umana. Una nuova scena comparve al
posto della precedente. Gli stessi fantasmi di prima che trascinavano un telaio
d’oro verso una delle torri del nuraghe. La Jana arrivò poco dopo e tentò di
entrare nella torre, ma un enorme serpente coperto da un manto bianco la
attaccò. Il basilisco, lo Scultone. La scena scomparve e lasciò il posto al pirata
che sbarcava nel promontorio, alla ricerca della sua amata. La Jana gli andò
incontro e Cornelio vide il pirata disperarsi e la Jana ghignare soddisfatta.
La scena scomparve e Cornelio si ritrovò nuovamente davanti a Musetto che
aspettava una risposta.
«So dov’è lei.» Disse Cornelio. Si diresse verso il luogo in cui aveva
visto il mensolone e si mise a strappare con le mani l’erba alta per ripulire
un po’ l’area. Musetto lo imitò e il mensolone venne illuminato dalla luce
della luna. «La Jana l’ha immobilizzata e tramutata in questa pietra. Non so
come riportarla alla forma originaria.»
«Forse lo Scultone lo può fare. Protegge il tesoro, è vero, ma se
pietrifica con lo sguardo, forse può anche liberare la mia amata»
«Potresti avere ragione. Potrebbe avere senso. Allora vado a cercarlo, ho
visto dove si nasconde. Aspettami qui»
«Sicuro.» affermò il fantasma pirata e si mise a fluttuare pieno di
speranza vicino alla sua amata tramutata in pietra. Cornelio si avvicinò a una
delle tre torri del nuraghe, toccò le pietre come gli aveva descritto
Marcellino e nella torre si aprì un varco. Il fantasma non era mai potuto entrare,
sebbene ci avesse provato per secoli, perché non era il Prescelto.
Cornelio entrò all’interno della torre e scivolò giù per un lungo cunicolo
stretto e umido. L’odore della salsedine dell’esterno si mescolò a un odore
pungente di piume bagnate. Cornelio si ricordò delle volte in cui aiutava la
nonna a spennare le galline. Cadde a faccia in su sopra un tappeto di piume
bianche e soffici e un enorme serpente dagli occhi neri e brillanti lo fissava
dall’alto, spirando disappunto dalle grandi narici. Lo Scultone stava
accovacciato davanti a un’enorme cassapanca aperta, da cui proveniva un
riverbero dorato. Cornelio si appoggiò sui gomiti, indeciso se fosse o meno il
caso di alzarsi. Lo Scultone si spostò verso destra sibilando e scagliò dobloni
d’oro sull’intruso. La sua coda si avviluppò su un grande telaio d’oro. Il
telaio della Jana. Cornelio pensò a Davide e al fatto che se avesse recuperato il telaio, probabilmente la Jana lo avrebbe
risparmiato. Lo Scultone scosse l’enorme testa e le due corna argentate che la
sormontavano sbatterono contro la parete del cunicolo con un rumore sordo. L’animale
leggendario spirò dalle narici un vento caldo e un suono acuto si propagò dalla
cassa per l’intero cunicolo. Mentre lo Scultone scuoteva la testa, Cornelio era
balzato in avanti verso la cassa e aveva afferrato le launeddas dorate. La loro
melodia era un suono terribile per la Creatura. Lo Scultone rizzò i peli
argentati e sottili che ricoprivano il suo dorso e i suoi occhi si spalancarono
di terrore. Si accucciò in fretta dietro il telaio, ma subito dopo balzò in
avanti per proteggere il tesoro. Cornelio suonò di nuovo le launeddas e lo
Scultone scappò fuori dal cunicolo. Cornelio gli fu dietro e urlò a Musetto di
sollevare il mensolone. Lo Scultone, sentito il rumore della pietra si girò da
quella parte e con lo sguardo colpì il mensolone. Cornelio suonò di nuovo lo
strumento a fiato e la melodia fece scappare la Creatura lontano. Lo Scultone
solcò il cielo verso una nuova destinazione, mentre il mensolone riprendeva
forma umana. La donna che era stata pietrificata, si tramutò in fantasma e
abbracciò il pirata. La coppia fece un profondo inchino a Cornelio e poi svanì,
finalmente libera di raggiungere la pace. Cornelio rientrò nella torre, prese
il telaio della Jana e cercò di trascinarlo fuori, ma l’oggetto scomparve. Il
ragazzo riemerse dalla torre, mentre dal nuraghe uscivano anche Giovanni e
Livia.
«Ho cacciato lo Scultone, ma non ho potuto recuperare il telaio per la
Jana. Ora il mio amico Davide morirà» disse Cornelio ai due ragazzi.
«Non morirà. È salvo. Abbiamo ucciso la Jana. Questo luogo è salvo.» spiegò
Giovanni.
«E l’informazione che vi doveva dare la Jana?»
«L’abbiamo ottenuta. Ma questo fa parte di un’altra storia.» disse Livia.
I tre ragazzi si salutarono e Cornelio rientrò a Thuri. Quella notte dormì benissimo,
ma la mattina successiva venne svegliato da un piccolo essere che gli lanciava
sassolini attraverso la finestra aperta.
«Svegliati, Prescelto! Ho bisogno del tuo aiuto.»
Una nuova avventura attendeva il nostro eroe.
😍😍
RispondiEliminaGrazie Lolly per le faccine di apprezzamento! Continua a seguirmi! :)
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