PROLOGO
Il mare era uno specchio di cristallo e l'Uomo si avvicinò alla riva, scalzo. La brezza lo avvolgeva con il profumo della salsedine e scompigliava i suoi capelli lunghi e canuti, come la sua folta barba. Ammirava il mare con i suoi occhi, neri come il cristallo che veniva estratto dai monti poco più a nord, e il suo sguardo fiero e senza età abbracciava le coste e indagava l'orizzonte. L'Uomo, non curandosi dell'acqua che inzuppava il lembo inferiore della lunga veste che indossava, si mise a camminare lungo il bagnasciuga. Il suo nome era Heganur. Le sue orme, sulla spiaggia, venivano continuamente cancellate dall'acqua che con un movimento regolare bagnava la riva. Era uno scenario spettacolare quello che si presentava ai suoi occhi. I flutti s'infrangevano sugli scogli acuminati, spezzando l'apparente quiete del mare. La perfezione delle montagne, la trasparenza del mare e il fascino dei boschi abitati da una ricca fauna lasciavano l'Uomo incantato, rapito, dalla bellezza della sua terra. Sopra di sé il cielo si mostrava nelle sfumature più belle del blu e lui non poteva fare a meno di ammirare lo splendore della sua patria. L'amava più di ogni altra cosa. Ogni sera andava a sedersi sulla spiaggia, poco prima del crepuscolo, e rifletteva sulla sua vita e sul compito che gli era stato affidato tanto tempo prima. Egli non era un Uomo qualunque. Ormai era al confine della sua vita e quella sera avrebbe finalmente varcato le porte che conducevano nell'altro mondo. Ma non si sarebbe mai allontanato dalla sua isola, ne era certo, perché egli ne era il custode. E ora, che era vecchio e stanco, attendeva la morte vicino al mare. Sentiva il mormorio dei flutti e lo stormire degli alberi attorno a sé. Pensava alla sua vita, pensava con affetto a sette giovani Uomini che stava per lasciare e si sentì fiero di se stesso.
Heganur non poteva lasciare la sua patria senza perdersi nello splendore che essa gli offriva. Ammirò ancora, per un'ultima volta, la sua isola: Nur.
La lingua muterà nei millenni e la verità sarà dimenticata.
Ma io non me ne andrò mai. Sarò sempre qui, con te, per te, mia amata Nur.
Chiuse gli occhi e, cullato dalla pace della natura, abbandonò il suo corpo in tranquillità mentre la sua anima si congiungeva con lo spirito dell'isola stessa.
(Tratto da R. Serra, "I Guerrieri di Nur", pp. 7-8, edito da "La Riflessione", 2009)
Bellissimo! Un prologo fantastico, pieno di fascino. Si intravede l amore per la tua terra... Emozionante... Pubblica in fretta il primo capitolo, non vedo l'ora di leggere!
RispondiEliminaGrazie per il tuo commento, Dany 60! :) Lo pubblicherò presto!
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