Il principio



L'isola era stata creata - molti millenni prima della morte di Heganur - dalla Dea Madre,  colei che diede origine ai due popoli di Nur: quello degli Uomini e quello delle Creature.

Queste ultime erano esseri dotati di poteri soprannaturali e si dividevano in tre specie differenti: le Janas, gli Arghal e i Bohes. Le Janas, simili alle donne, avevano lunghi capelli neri ed erano sinuose, belle e dotate di una voce melodiosa con cui intonavano lodi all'isola.

Gli Arghal, come i Bohes, erano creature metà uomo e metà animale. Il loro corpo, dalle sembianze umane, era forte e possente. Le loro teste, tuttavia, avevano sembianze caprine (gli Arghal) e bovine (i Bohes) ed erano munite di corna acuminate e ben tornite. Tuttavia queste Creature erano pacifiche.

Per secoli i due Popoli creati dalla Dea Madre vissero in pace tra loro e l'isola di Nur era splendida e rigogliosa. Ma in un giorno oscuro essa sembrò sprofondare nelle tenebre. Tra i due popoli scoppiò una guerra sanguinosa che vide cadere sia Uomini che Creature per la brama di potere. 

Senhik, l'Uomo che aveva ordinato l'attacco alle Creature, era disposto a tutto pur di ottenere la loro sottomissione e assicurarsi il dominio di Nur. Quando egli fu ucciso dalla Jana di nome Thyana, gli abitanti dell'isola smisero di combattere e tra i due popoli venne stabilita la pace. L'alleanza fu consacrata da un dono della Dea Madre, un oggetto molto potente, e dal matrimonio di Thyana, una Jana, con Sardar, un Uomo. Dall'unione della Creatura e dell'Uomo nacque un bambino. Egli venne alla luce nel giorno in cui il sole si era congiunto con la luna e la Dea Madre scese nell'isola e assegnò al bambino il suo potere. Gli affidò anche il compito di proteggere l'isola attraverso i secoli.

Il nome del bambino era Heganur, che nella lingua perduta dell'isola divina significava "Il Custode di Nur".

Il figlio di Thyana cresceva sano e forte e i due popoli dell'isola riconoscevano in lui la potenza della Dea Madre. Il bambino era fiero di rappresentare l'unione tra la stirpe degli uomini e delle Creature e cresceva nel rispetto e nell'amore per la sua Terra. Ma l'ombra oscura del male calò nuovamente sull'isola e questa volta si insinuò nel mite animo delle Creature. Erano passati ottantanove anni da quando la Dea Madre aveva benedetto Heganur e in quel tempo il male corruppe le Creature.

La loro ferocia si riversò su villaggi e inermi e gli Uomini furono costretti a combattere per difendere le loro famiglie. Ma quando ogni cosa sembrava perduta, sette giovani Uomini addestrati dal Custode di Nur, combatterono contro l'esercito delle Creature per la libertà della loro isola. 

Le spade, forgiate dal figlio di Thyana per ognuno dei sette Guerrieri di Nur, sferravano colpi ferali sui loro nemici e l'isola fu avvolta dal silenzio della pace, per lungo tempo. 

Dopo millenni, la tradizione orale del Popolo degli Uomini ha preservato e custodito il ricordo delle Creature. Le Janas, descritte - in alcuni paesi - come Creature cattive e simili a donne, oppure - in altre zone - come esseri magici simili a fate, sono ricordate nei racconti popolari dell'isola, in quelle storie che gli anziani raccontano accanto al fuoco nei giorni d'inverno o nelle stellate notti d'estate, ai bambini.

La memoria degli Arghal e dei Bohes, invece, è sopravvissuta attraverso alcune feste popolari, dove le persone si travestono da animali e nascondono il loro volto dietro maschere affascinanti e inquietanti e mimano battaglie o scontri, da cui affiora un'eredità ancestrale, un ricordo lontano che si perde nei millenni e che, tuttavia, viene ricordato in un'epoca in cui gli Uomini si fanno guerra tra loro e nessuno ormai crede più nelle Creature.

Ma la Sardegna, l'antica Nur, custodisce ancora i suoi segreti e mantiene vivo il suo fascino attraverso la bellezza delle sue coste e il richiamo dell'entroterra. Un richiamo che seduce e si mescola a tradizioni remote. Così il rumore dei flutti che s'infrangono nelle coste è ancora quello che cullava Heganur millenni fa, e oggi si mescola alla suggestiva melodia delle launeddas, lo strumento a fiato costituito da tre canne di lunghezze differenti. 

L'isola continua a mantenere vivo il suo passato ancestrale attraverso la memoria del suo Popolo.

La polvere dei secoli ha consumato il ricordo di Heganur e della sua storia, assieme al nome arcaico dell'isola divina, non più chiamata Nur, ma Sardegna, forse in onore dello sposo di Thyana: Sardar.

Solo pochi frammenti del passato di Nur, sono stati tramandati, avvolti nel mito e nel folklore; eppure, un antico grido di battaglia risuona ancora nelle notti rischiarate dalla luna; un grido remoto, generato dalla fierezza di una stirpe perduta e smorzato dal frastuono di armi che cozzano tra loro, come se qualcuno ancora difendesse l'isola. E sparsi in tutta la Sardegna, si ergono numerose fortezze, celebri in ogni parte del mondo e simbolo dell'isola: i Nuraghe.

Queste costruzioni millenarie sono l'unico, ignoto ricordo visibile della civiltà del Popolo degli Uomini dell'epoca in cui visse il custode di Nur.


(Tratto da R. Serra, "I Guerrieri di Nur", pp. 9-11, edito da "La Riflessione", 2009)



                            

4 commenti:

  1. Bellissimo, affascinante e coinvolgente! 👏👏👏👏👏

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  2. Rita sei veramente brava. Mi stai affascinando molto con il tuo stile. Sto notando un grande spirito affine al mio. Appena possibile voglio comprarlo questo libro. Non conoscevo questi miti sull'isola e mi hai fatto venire i brividi. Adoro le tradizioni magiche e antiche. Poco alla volta leggerò il resto ma prometto di comprare il libro promesso.

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    1. Grazie per i tuoi complimenti, Silvia!!! Un abbraccio!

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