Capitolo 1. 𝕴𝖑 𝖗𝖆𝖈𝖈𝖔𝖓𝖙𝖔 𝖉𝖎 𝖚𝖓 𝕮𝖆𝖛𝖆𝖑𝖎𝖊𝖗𝖊
12
febbraio 1147, territorio del ducato di Sassonia.
Helmut osservò
il falco che volava sopra il fiume, eseguendo dei cerchi sempre più grandi. Era
una bestia magnifica. Spostava la testa da una parte all'altra con il becco
rivolto verso il fiume in cerca di prede. L'uomo ne seguì il percorso di caccia
con lo sguardo attento. Il sole si stava sollevando nel cielo azzurro, mentre
basse nuvole grigio chiaro si dissolvevano. Le canne lungo il fiume
ondeggiarono lente al gelido vento di quella mattina febbraio ed Helmut strinse
un'altra maglia del ferma mantello. La lana era calda contro le sue spalle
possenti. Aprì il sacchetto di cuoio che aveva legato alla cintura delle brache
e contò le poche monete che conteneva. Gli sarebbero bastate per pagarsi la
cena e il pernottamento di quella notte in una modesta taverna. Avrebbe risparmiato sul pranzo mangiando
il pane e il formaggio che gli erano avanzati dalla sera precedente. Il falco
emise il suo acuto verso e scese in picchiata giù per il fiume. Helmut slegò il
suo cavallo e si mise in marcia verso il sentiero che l'avrebbe condotto nella
prossima città.
L'uomo giunse
a un piccolo villaggio qualche ora dopo e lo trovò silenzioso; non vi era
traccia di uomini lungo le vie. Gli usci delle case si richiusero al suo
passaggio e lui si sentì addosso gli occhi spaventati delle vedove e degli
orfani. Forse vi erano anche anziani tra quelle mura, ma andare ad accogliere
un soldato incuteva loro timore. Helmut si tolse il mantello di lana e scese
dal cavallo. La cotta di maglia che indossava era di ottima fattura e gli arrivava
sino alle ginocchia. Sopra la cotta di maglia si stagliava una tunica smanicata
di colore bianco, sulla quale campeggiava una croce scarlatta. L'uscio di una
casa si aprì e un vecchio sbirciò verso il Cavaliere, si fece coraggio e gli
andò incontro.
– Buongiorno, Cavaliere. Io
sono Quodlibet. Cosa vi porta nel nostro villaggio?- gli chiese in tono cortese
il vecchio. Era basso e magro, dallo sguardo stanco e acquoso sotto due
cespugliose sopracciglia. Aveva all'incirca
novant'anni. Indossava un paio di brache impolverate e usurate all'altezza
delle ginocchia.
– Io sono Helmut di Colonia.
Cerco una locanda in cui poter cenare e trascorrere la notte, prima di
continuare il mio tragitto.
– Dove siete diretto?
– Questo lo tengo per me. Mi
interessa passare la notte in questo villaggio. - L'anziano non chiese più
nulla e si limitò a fornire al cavaliere le indicazioni per raggiungere la
locanda di un tale Ermengardo.
Helmut
entrò nella locanda e i pochi uomini al suo interno stettero zitti e lo
osservarono con ostilità.
-Salve, Cavaliere! Ogni straniero è il benvenuto
nella locanda di Ermengardo, che sarei io!
Volete un
tavolo, una stanza? Vi fermate per cena o anche per dormire?
– Salve a voi, oste. Non si
direbbe che io sia il benvenuto qui, a giudicare dalle occhiate dei vostri
clienti.- Rispose Helmut, mentre un vecchio seduto in un angolo della locanda
svuotava il proprio boccale di birra in un unico sorso. Il vecchio si pulì le
labbra e i baffi con la manica della camicia e ruttò, continuando a guardare
torvo lo straniero, che lo ignorò.
– Oh, non badateci. Io non
sono come loro.- Disse l'oste, sorridendo benevolo.
– Ovviamente. A voi interessa il denaro che posso spendere qui, ma loro non gradiscono gli stranieri.
– Dovete capirli. Sono morti
molti uomini di questo villaggio nelle battaglie contro gli infedeli e la vista
di un Cavaliere della Croce non li mette di buon umore.
– Mm-mm, capisco. Comunque,
vorrei cenare e trascorrere la notte nella vostra locanda.
– Perfetto. Seguitemi- disse
l'oste, conducendolo verso un tavolo vuoto, posto vicino a una porta in legno.
- Da questa porta- disse- si va per le camere. Dopo cena, vi mostrerò la vostra.
– Vi ringrazio.- Ermengardo
chiamò Gwendolyn, una donna dalle cosce rotonde, dai fianchi larghi e dal seno
prosperoso, le disse di portare la cena all'ospite e la donna si avviò verso la cucina.
– Mia moglie Gwendolyn vi
porterà un delizioso stufato di cinghiale con rape e olive, appena fatto.
Mentre mangerete sistemeremo i vostri bagagli nella stanza. - La donna
ricomparve e sorrise con aria materna, porgendo ad Helmut un piatto fumante.
– Non ho molti bagagli con me,
solamente la sacca con la coperta, il coltello, la corda....
– E la spada.- disse
Ermengardo, indicando lo spadone a due mani che Helmut aveva appeso alla
spalliera della sedia in cui si era accomodato.
– Che rimane con me. Sono un
Cavaliere della Santa Croce e non me ne separo
mai.
– Come vi chiamate?- chiese Gwendolyn.
– Il mio nome è Helmut di
Colonia, signora- rispose, con garbo e rispetto.
– Cavaliere Helmut, cosa vi
porta qui? Siete in partenza per la riconquista di Edessa, vero?
– Signora, con il dovuto
rispetto, non posso rivelare l'intero tragitto che devo compiere.
– Ma state andando anche voi al porto di ...?
– Gwendolyn, non infastidire il nostro ospite. Il Cavaliere Helmut vorrà riposare adesso. Scusate l'impertinenza di mia moglie, ma è sempre a caccia di informazioni da riferire alle sue comari.
– Pettegolezzi, vorrete dire! Non preoccupatevi, comunque. Domani mattina partirò all'alba.
– Come volete. In ogni caso mi troverete già al lavoro, quindi potete saldare il conto direttamente domani. Adesso finite pure la vostra cena e bevete questo vino delizioso. - Disse Ermengardo, riempiendo di vino rosso il bicchiere del suo ospite. Helmut finì lo stufato e svuotò il bicchiere, si alzò e l'oste lo condusse nella stanza in cui avrebbe dormito.
La notte trascorse tranquilla e l'alba giunse implacabile. Helmut si
svegliò, prese tutte le sue cose e si diresse verso la stalla, dopo aver pagato
quanto dovuto ad Ermengardo. Slegò il suo cavallo e riprese il suo viaggio.
Il Cavaliere attraversò villaggi e piccole città, diretto verso Nis. Da
quella città avrebbe raggiunto gli altri crociati ad Adrianopoli e si sarebbe
messo in viaggio verso il porto di Costantinopoli. Sarebbero salpati a metà del
mese di marzo e Dio li avrebbe guidati verso l'esercito degli Infedeli, che
avevano distrutto alcuni quartieri di Ancyra, di Palmyra, di Iconio ed Eraclea.
La roccaforte del Califfato era Edessa, città situata in un punto strategico
per i traffici commerciali. In essa confluivano, infatti, le carovane di merci
provenienti dall'Oriente e dai territori musulmani che venivano smistate verso
le aree cristiane ortodosse, che cominciavano dal confine di Eraclea sino alla
città di Zara.
Non vedo l'ora di leggere il continuo! La storia tiente attaccato il lettore allo schermo!
RispondiEliminaGrazie mille Sara_Viola per il tuo commento! :)
EliminaIl prossimo capitolo verrà pubblicato la prossima settimana, perciò iscriviti al mio blog per rimanere aggiornata e non dimenticare di condividere sui tuoi social! :)
Un racconto che ti porta a visitare terre lontane. Avvincente
RispondiEliminaNon perderti il secondo capitolo la prossima settimana, Dany60!
EliminaGrazie ancora per il tuo supporto!